Page 14 - Programma di sala - 16 aprile 2021
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frasi, essenziale, ma alla fine pure impreziosita da teneri vocalizzi;
          grazie anche al circolare e lieve accompagnamento degli archi, pare
          distendersi  all’infinito.  Ad  accrescere  l’atmosfera  struggente  della
          scena sono le frasi accorate di Elvino. Il quale, rimettendo al dito
          di Amina l’anello nuziale, la riporta alla realtà: e una volta sveglia-
          tasi, Amina si abbandona alla gioia più travolgente, e lo fa con una
          spumeggiante cabaletta (“Ah! Non giunge uman pensiero”) il cui
          tema è annunciato dai fiati e sul quale la voce dell’interprete fa fiorire
          un crescente tripudio di sfavillanti colorature.


          Con il melodramma giocoso L’ELISIR D’AMORE (1832), Donizet-
          ti elaborò una nuova tipologia di teatro musicale, innestando nelle
          strutture e nel linguaggio dell’opera buffa l’elemento sentimentale.
          Fu anche per questo uno dei suoi maggiori successi, che gli permise
          di affrancarsi dall’ingombrante modello offerto nel genere comico da
          Rossini (che, peraltro, si era definitivamente ritirato dalle scene nel
          1829). Come autore del libretto ritroviamo il Romani, che per ragioni
          di tempo tradusse pressoché letteralmente un testo del collega fran-
          cese Eugène Scribe, riuscendo però addirittura a essergli superiore
          per efficacia drammaturgica.
          È la storia di Nemorino, giovane timido, perdutamente innamorato
          della capricciosa Adina, che però gli preferisce lo spaccone Belcore;
          a dare una svolta alla situazione sarà, involontariamente, il dottor
          Dulcamara, ciarlatano come pochi altri, che a Nemorino rifila una
          bottiglia di vino rosso spacciandola per un portentoso elisir d’amore,
          che di sicuro farà innamorare Adina. La quale, alla fine, finirà coll’in-
          namorarsi davvero di Nemorino, ma perché colpita dal suo coraggio
          e dalla sua dedizione e non certo per effetto dell’elisir, per quanto
          Dulcamara non risparmi a tutti uno sproloquio finale sui miracolosi
          benefici di quel suo intruglio.
          Ed è proprio sulla figura principale di Nemorino che Donizetti si con-
          centra per dargli palpiti d’umanità, una dimensione sentimentale ca-
          pace di suscitare nel pubblico commozione, in questa misura fino a
          quel momento pressoché estranea ai personaggi dell’opera buffa.
          Non un canto d’agilità alla Rossini caratterizza così Nemorino, ma
          un canto spiegato, fatto di morbide melodie. Come avviene in uno
          dei momenti più noti dell’Elisir d’amore, nel secondo atto: Nemorino


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