Page 11 - Programma di sala - 16 aprile 2021
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co zio Don Pasquale, che ha diseredato il nipote perché contrario al
             suo legame sentimentale con Norina, sta al centro di una trama che
             Donizetti ripercorre musicalmente con ritmo serrato, innestandovi
             anche atmosfere tipiche del melodramma serio e un umorismo che
             è fatto pure di autoparodia. Accanto a figure che incarnano caratteri
             tipici della letteratura teatrale più antica (il vecchio innamorato, la
             ragazza furba ma di buoni sentimenti, e così via), nel Don Pasquale
             ha un suo ruolo anche il coro, la comunità di cameriere, valletti e lac-
             chè che orbitano nella casa di Don Pasquale: nella terza scena del
             terzo atto commenta (“Che interminabile andirivieni!”) le bizze
             spenderecce di Sofronia (alias Norina), moglie di Don Pasquale, il
             disappunto di quest’ultimo nei suoi confronti, e tutto il gran movi-
             mento di vicende che sta sconquassando  la tranquillità domesti-
             ca. Un momento di esuberante vivacità, giocato anche sugli effetti
             onomatopeici del testo (“Tin tin di qua… ton ton di là”), e che nella
             sua parte finale accoglie un valzer, il medesimo ritmo sul quale poco
             prima Norina (sotto le mentite spoglie di Sofronia) rivolgeva le sue
             smancerie vocali a Don Pasquale.

             Don Pasquale ebbe il suo battesimo a Parigi, ma la prima opera

             francese di Donizetti a venir rappresentata nella capitale fu LA FILLE
             DU RÉGIMENT (1840). Si tratta per l’esattezza di un’opéra-com-
             ique, tipo di spettacolo che alterna dialoghi recitati a momenti di
             musica, distribuiti in strutture agili dominate da una comicità leggera
             e ridanciana; è, in sostanza, l’antitesi del fastoso grand-opéra. La
             storia di Marie, vivandiera e mascotte di un reggimento di fanteria
             dove è cresciuta, e che dopo qualche traversia familiare si sposa
             con l’amato Tonio, viene così rivestita da Donizetti di una musica
             piacevole e gustosa; sono soprattutto marce e canzoni, come quel-
             le, appunto, che appartengono alla vita quotidiana di un reggimento.
             Quando, nel primo atto, l’intero reggimento compare (“Rataplan!
             Rataplan!”), gli accenti del canto orale sono quelli gagliardi che
             nascono e vengono scanditi dal ritmo dei tamburi militari. Della trup-
             pa fa parte ora Tonio, che si è arruolato per poter chiedere ai suoi
             commilitoni il permesso di sposare Marie. Ne nasce un’aria (“Ah,
             mes amis, quel jour de fête”) di scoppiettante spettacolarità, un
             fuoco d’artificio di puro virtuosismo canoro. È invece giocata su un


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