Page 20 - Programma di sala - 2 aprile 2021
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il coro a quattro voci; troviamo una sezione responsoriale, una con
entrata successiva delle voci, una con la melodia accompagnata
(esposta dai soprani del coro), una in unisono. Ma la varietà di at-
teggiamenti non fa venir meno l’incedere solenne che è il tratto più
evidente del numero.
Brano fra i più articolati e ricchi della partitura è il n. 6, il Quartetto so-
listico “Sancta Mater, istud agas” (assorbe da solo ben cinque delle
venti strofe del testo); non a caso è anche uno dei brani più criticati,
per il carattere profano e la scarsa specificità della sua espressio-
ne. In esso vanno ammirati invece l’ampiezza della costruzione e
il continuo gioco di scambi operato fra le voci, a donare varietà e
vigore alla perorazione. Formalmente si tratta di un Rondò, il cui
refrain viene intonato quattro volte da diverse combinazioni vocali;
da sottolineare è anche l’effetto di stupore del secondo episodio (“Virgo
virginum praeclara”), con l’improvvisa transizione a una tonalità lontana.
Di dimensioni dimesse è il n. 7, la Cavatina del soprano secondo,
“Fac ut portem Christi mortem”, articolata in quattro nitide sezioni
(lo schema e A-B-A-coda). È una pagina contemplativa, che sfrut-
ta le capacita di “grazia” ed eleganza della voce mezzosopranile,
impegnata in lunghe tenute di fiati e salti di registro. In definitiva la
funzione del brano è quella di una pausa di transizione prima di una
delle sezioni più alte, impegnative e drammatiche della partitura, l’A-
ria con coro del soprano primo, “Inflammatus et accensus” (n. 8).
Troviamo nell’“Inflammatus” il confronto con il momento topico del
giorno del giudizio, evocato dai ritmi puntati degli ottoni (ripresi poi
dal coro a piena voce), dall’accompagnamento fremente degli archi,
dal cimento altissimo richiesto alla voce della solista. Il brano è pe-
raltro in forma-sonata senza sviluppo; propone cioé un contrasto fra
due idee tematiche al quale corrisponde un trapasso espressivo, fra
l’invocazione (l’energica melodia del soprano, in minore) e la perora-
zione (la melodia sussurrata, in maggiore, con le risposte incalzanti
del coro). Coda icastica e incisiva, con la voce della solista che si
innalza per due volte al do acuto.
Dopo tanta temperie, il n. 9 “Quando corpus morietur” ha la funzione
di una purificazione espressiva. Dopo l’attacco in imitazioni, quasi
tutto il brano segue una scrittura omoritmica a quattro voci, impre-
ziosita dalle ombreggiature cromatiche e interrotta dalla doppia in-
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