Page 15 - Programma di sala - 12 marzo 2021
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dell’Ottocento si trasforma nella stessa
             CD
                                     fantasia fatata delle musiche per il Sogno.
             Mendelssohn:            Ma  c’è anche l’altro lato  di  Felix  meritis,
             Concerto per violino;
             Trio op. 49;            quello della perfezione della scrittura:
             Sonata per violino      meno evidente per l’ascoltatore ma non
             e pianoforte            meno  funzionale  a  definire  la  fisionomia
             Anne-Sophie Mutter      dell’opera. Per la parte dello strumento
             violino
             Gewandhausorchester     solista c’è, almeno in qualche misura, la
             Leipzig                 garanzia della supervisione dell’amico
             Kurt Masur direttore    David; per l’orchestra c’è quella ancora più
             DGG 2009
                                     robusta fornita dall’esperienza accumulata
                                     da Mendelssohn, sublime compositore
             Mendelssohn:
             Concerto per violino    di organismi sinfonici impeccabilmente
             Bruch:                  intessuti.
             Concerto per violino
             Janine Jansen violino   La partitura del Concerto in mi minore è
             Gewandhausorchester     governata dalla stessa saggezza suprema
             Leipzig                 che  rende  ininterrottamente  ariose  e
             Riccardo Chailly        ben risonanti quelle della  Scozzese
             direttore
             Decca 2007              e dell’Italiana, del  Sogno, dell’Elijah:
                                     la disposizione ideale delle parti, la scelta
             dei registri di ciascuno strumento, il controllo capillare del timbro
             e della dinamica, qualità possedute per intuizione intima e per
             consumata sapienza: Felix meritis, ancora una volta.
             E poi la costruzione, attentissima a rendere ragione di sé attraverso
             la logica della forma, l’organica rete dei rimandi tematici, la raffinata
             e preziosa elaborazione dei motivi in un flusso melodico inesauribile.
             Ma la cosa più importante è cercare Mendelssohn non tanto nell’una
             o nell’altra di queste virtù, che furono anche sue come degli altri
             grandi, ma in quella (forse solamente sua) che forma il segreto della
             sua grandezza discreta: l’equilibrio, la capacità di conciliare l’uno con
             l’altro i diversi aspetti della personalità, all’opposto di uno Schumann
             che invece preferì inseguirne, e anzi accentuarne, la scissione.



             Testo tratto dall’Archivio Programmi di Sala dell’Accademia di Santa Cecilia.





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