Page 19 - Programma di sala - 12 marzo 2021
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marziale da operetta nei ritmi squadrati e nelle piccole fanfare di
ottoni, in vista forse delle gesta eroiche dei soldatini di piombo dello
Schiaccianoci.
Oltre metà del lavoro è occupato dalla quarta e ultima parte della Suite,
il Tema con variazioni e Polacca finale. Questo movimento equivale da
solo alla somma degli altri tre, quindi è chiaro che assume un rilievo e
un significato del tutto particolare, ma sempre nel quadro di un lavoro
inteso a soddisfare i gusti del pubblico. La scrittura è dunque rivolta a
suscitare l’attenzione dell’ascoltatore con una sequenza di sorprese
e di fuochi d’artificio.
Il tema ha una semplicità disarmante, in armonia con la visione
idilliaca del Settecento manifestata da Čajkovskij in tante parti della
sua produzione. Dalle Variazioni, invece, trapela immediatamente il
mondo di Čajkovskij, che dipinge con i colori più vivaci dell’orchestra
il telaio elementare del tema, incrostato di decorazioni virtuosistiche
fin dalle prime elaborazioni. La Variazione 5 introduce un elemento
nuovo, con una scrittura di stile contrappuntistico subito spazzata via
da una robusta folata di note ribattute degli archi in cerca di gloria. Le
tre Variazioni successive, 7-8-9, formano un blocco più espressivo,
specie nella variazione centrale in la minore, in cui la voce nostalgica
del corno inglese trasforma il tema in un melanconico canto solitario.
Un’ampia cadenza del violino, protagonista anche delle due
successive Variazioni, conduce verso il finale, che indossa il costume
caratteristico della Polacca. Il ritmo della popolare danza slava,
marcato dalla tambureggiante fanfara dei corni, avvolge in un turbine
gioioso i contrastanti umori che si sono affacciati nelle Variazioni, di
volta in volta virtuosistiche e sognanti, liriche e pungenti, culminando
in un’irresistibile coda dionisiaca che trascina il pubblico al furore.
Testo tratto dall’Archivio Programmi di Sala dell’Accademia di Santa Cecilia.
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