Page 10 - Programma di sala 27 marzo 2021
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Il caso della Quinta, tuttavia, è diverso. La revisione di Schalk, infatti,
era stata compiuta all’insaputa di Bruckner, tenuto all’oscuro di
quanto si preparava a Graz, nella speranza che un successo simile
a quello della Quarta avrebbe convinto il maestro della bontà dei
cambiamenti, risparmiando ai troppo zelanti apostoli la prevedibile
reazione del compositore, che il fratello Josef immaginava sarebbe
stata, con un’espressione che smentisce l’infondato luogo comune
sul carattere mite di Bruckner, «uno scandalo infernale».
Gli interventi di Schalk, in effetti, oltrepassavano di gran lunga
i consueti ritocchi, a volte accettati da Bruckner, alla strumentazione
e alle dinamiche, bensì minavano la stessa struttura formale del lavoro,
specialmente nel Finale, accorciato di un buon quarto e alterato al
punto da rendere in pratica irriconoscibile la forma sonata a favore
di una struttura più fluida e narrativa. In pratica, non c’è una sola
battuta della Sinfonia rimasta immune dagli interventi di Schalk, che
dichiarava di aver incontrato fin dall’inizio «enormi difficoltà» a portare
avanti il lavoro, come scrive al fratello il 14 luglio 1892.
Per quanto sia inconcepibile che Schalk, pur sinceramente animato
dal desiderio di rendere giustizia al genio di Bruckner, abbia potuto
agire impunemente alle spalle dell’autore e manomettere ciò che
di più sacro e intoccabile ci sia per un artista, il suo lavoro, bisogna
riconoscere che la sua versione, in effetti, ha avuto il merito di
assicurare alla Quinta Sinfonia un posto nel repertorio, cosa tutt’altro
che scontata all’epoca della sua creazione.
Per oltre quarant’anni, infatti, fino al 1935, il pubblico ha conosciuto
la Quinta di Bruckner esclusivamente nella versione di Schalk, il
quale non solo ha presentato il lavoro in questa forma all’insaputa del
maestro, ma fece anche pubblicare nel 1896 la partitura così come,
secondo lui, andava eseguita. Bruckner scomparve, in quello stesso
anno, senza aver mai ascoltato la sua Sinfonia con l’orchestra, né
aver visto la partitura stampata, convinto che il mondo avesse potuto
finalmente conoscere, grazie ai fedeli amici, un lavoro al quale era
molto legato, figlio di un tempo per lui molto infelice, colmo di dolore
e solitudine.
La vicenda della Quinta, in realtà, non mette in luce solo aspetti
controversi del rapporto di Bruckner col suo tempo, ma rivela anche
l’originalità della sua visione sinfonica, che pur nell’evoluzione dello
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