Alexander Lonquich Beethoven | Accademia Nazionale di Santa Cecilia
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Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
direttore e pianista
Alexander Lonquich
Beethoven
Coriolano ouverture
Concerto per pianoforte n. 4
Fantasia Corale
Biglietti
Bibliomediateca
Descrizione
Foto

Un’opera di Beethoven che non reca i segni di una imperiosa volontà ci sorprende e ci spiazza; è un po’ il caso della Fantasia op.80, la quale pur appartenendo all’età suprema del sinfonismo e concertismo beethovenianc non presenta quello spiegamento di idee musicali scolpite e necessarie che ne convalida la vicenda morale più tipica. Se non scava nel profondo dell’uomo, riflette tuttavia il musicista nel suo tempo e nella sua società. Beethoven che con le sue opere stava modificando le abitudini di ascolto e creando il moderno concerto pubblico, con la Fantasia op.80 sembra ancora intrattenersi con l’Accademia musicale dell’epoca passata, fatta di composizioni diverse per impegno e organico, solistiche, vocali e strumentali, tenendo d’occhio con la varietà della rassegna anche la vivacità dell’intrattenimento. Curiosamente proprio questa disposizione spirituale più rilassata diventa propizia al sondaggio di qualche esperimento, di qualche accostamento inedito, e infatti quest’opera dal tono così conciliante e gradevole contiene pure un nucleo formale che troverà impiego e sviluppo in un’opera immane e cioè, come la critica ha più volte indicato, addirittura nella Nona Sinfonia “con Cori”.

La composizione è da collegare al concerto del 22 dicembre 1808 a Vienna, il cui programma tutto beethoveniano doveva concludersi con la Quinta Sinfonia in prima esecuzione; secondo una testimonianza di Carl Czerny, per non rischiare un boccone così grosso alla fine della lunga serata, Beethoven decise di piazzare in quel punto un “brillante pezzo di chiusura”; pertanto, sempre nel ricordo di Czerny, “scelse il motivo idi un Lied composto molti anni prima, vi incluse le variazioni e il coro, mentre il poeta Kuffner, con suggerimenti dì Beethoven, dovette rapidamente metterci su nuove parole; così è nata la Fantasia con coro op.80, che fu allestita tanto in fretta che quasi non si trovò il tempo di provarla”. Il Lied composto in precedenza risale al 1795, “Gegenliebe” (“Amore reciproco”) WoO 118, e il tema riutilizzato appare nella seconda parte della composizione; il nuovo testo approntato da Christoph Kuffner, una semplificazione delle “poesie filosofiche” di Schiller o Goethe, tesa a magnificare la vita come cosa bella, unione armoniosa di nobiltà e gioia sotto l’incanto dell’Arte, non appare nelle opere complete del poeta, molto vicino a Beethoven nella seconda parte della sua vita; alcuni studiosi tendevano pertanto a negargli la paternità del testo, ma, come ha suggerito Carli Ballola, la prova non è decisiva, sia perché quei versi hanno un carattere di evidente improvvisazione, sia perché i concetti espressi rispecchiano argomenti discussi dal poeta e dal musicista nei “Quaderni di conversazione” utilizzati da Beethoven negli anni della sordità.

La composizione incomincia con un Adagio per pianoforte solo nel carattere libero e rapsodico della Fantasia praticata da Carl Philipp Emanuel Bach [e da Beethoven nella sua op.77]; il brano fu scritto in occasione della stampa, perché al suo posto, la sera del 22 dicembre 1808, l’autore improvvisò sul momento un’altra pagina; lo stile e il procedimento dell’improvvisazione si sente in ogni caso anche nel testo tramandato. Segue un Allegro, aperto da un tema di marcia nei bassi, di dialogo ravvicinato fra il pianoforte e l’orchestra e quindi l’esposizione (Allegretto) del tema in do maggiore di “Gegenliebe” annunciato da un caratteristico richiamo di “quinte” dei fiati; le variazioni alternano una concezione ornamentale e brillante a più decise trasformazioni: una in do minore, di impetuose alternanze fra solo e orchestra, e un’altra lenta (Adagio ma non troppo) dove domina l’iniziativa poetica del pianoforte: per un momento sembra di percepire l’ombra del genio che passa come una nuvola a grande altezza. Un episodio “alla marcia” ci desta dal sogno e dopo alcune accorte diversioni la Fantasia imbocca l’ultimo episodio con l’entrata del Coro: non c’è nuovo materiale inventivo, ma ripresa dei temi precedenti, arricchiti di combinazioni tìmbriche per la casta sonorità corale e gli spumeggianti trilli del pianoforte nel registro acuto. Quel contrasto di soli e orchestra che nei grandi Concerti era fulcro di indomite passioni, qui è spettacolo, veicolo di socievolezza e visione serena della vita.

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Euro 25: parterre laterale
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